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Avatar dietro le quinte, i segreti tecnologici del kolossal

di Gianni Rusconi

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11 gennaio 2010

Al di là dell'investimento profuso per realizzarlo e promuoverlo – 500 milioni di dollari secondo il New York Times, altri addetti ai lavori sostengono invece che la spesa di James Cameron si sia fermata a 230 milioni – Avatar è già un fenomeno anche in Italia, ancora prima di essere uscito nelle sale.
Fenomeno commerciale, in primis, ma anche grande avanguardia tecnologica. Le cronache dei magazine dedicati al mondo della celluloide non entrano nel merito delle componenti hi-tech che animano le gesta degli abitanti umanoidi del pianeta Pandora ma parlano, tutti o quasi, di immagini 3D mai così realistiche, al limite della perfezione. Avatar è quindi un colossal anche in termini di sperimentazione tecnologica, di creatività resa possibile solo con l'ausilio dei più avanzati strumenti di elaborazione grafica. Non a caso è un progetto immaginato, cullato e sviluppato nell'arco di ben undici anni, quasi che il regista di Titanic e Terminator conoscesse da tempo le nuove frontiere delle macchine digitali, dei computer e del software prestati al servizio del cinema.

Attenti ai robot in 3D
Se Avatar sta mietendo consensi per i suoi effetti inediti, sbalorditivi, è anche grazie (per certi versi soprattutto) alla tecnologia tridimensionale: lo spettatore, più che ammirare i colori e la natura selvaggia del paesaggio di Pandora, entra nel film, nel vero senso della parola. L'incedere degli Amp, acronimo che sta per Armored Mobility Platform e che dà il nome ai robot alti quattro metri protagonisti della battaglia finale fra uomini e Na'vi, diventa per esempio qualcosa di inimmaginabile per chi ha sempre visto, seduto in una sala cinematografica, film (e di fantascienza in particolare) in modalità tradizionale. La creatura di Cameron, bene dirlo, esce nella sale anche in formato 2D ma gli effetti garantiti dalla versione in tre dimensioni della pellicola promettono qualcosa di veramente unico per lo spettatore. "Io credo – ha detto il creatore di Avatar di recente – che il 3D sia il mezzo attraverso il quale noi tutti fruiremo di film, giochi e sistemi di computing nel prossimo futuro. Il 3D non è qualcosa che si vede, è la realtà che ognuno si porterà dentro". Ed è forse questo, al di là delle massicce risorse messe in campo dalla Twentieth Century Fox per lanciarlo in tutto il mondo, il segreto di un successo di pubblico annunciato. Resta da capire - e questo è un auspicio di Panasonic, Sony e tutti gli altri produttori di elettronica di consumo – se Avatar saprà accendere nella testa degli appassionati la scintilla del 3D come nuovo "dogma" per l'intrattenimento domestico, a braccetto con l'alta definizione. Se così fosse, scatterà prima o poi la corsa all'acquisto di televisori Full Hd, lettori Blu ray e altro (computer, apparecchi digitali e naturalmente gli speciali occhialetti solitamente forniti nei cinema) compatibili con la tecnologia tridimensionale.

Dai camcorder al software, l'anima hi-tech di Avatar
Avatar passerà alla storia del cinema anche se non farà incetta di statuette ai prossimi Oscar. E questo "semplicemente" perché le tecnologie di produzione utilizzate per realizzarlo sono in tutto e per tutto lo stato dell'arte di quanto oggi disponibile in questo campo. La visione delle scene nella sala di montaggio, per esempio, ha visto all'opera Tv al plasma di ultima generazione perché l'esigenza era quella di testare il girato attraverso immagini (e colori in particolare) il più possibile realistiche e prossime a quelle registrate dalla macchina da presa. Alla fase di produzione hanno contribuito molti prodotti dell'universo hi-tech – videocamere, computer, camere digitali – in piena sintonia con le più sofisticate tecniche di ripresa del cinema in 3D. E non sono mancati ovviamente i software, tanto nella fasi di produzione che in quelle di postproduzione. Photoshop, il noto programma grafico di Adobe, è stato utilizzato nella fase di pre-visualizzazione (ovvero la visualizzazione del film prima che venga girato) per organizzare e catalogare le migliaia di immagini relative al set e per creare molte delle "texture" e degli sfondi grafici ad alta risoluzione rielaborati successivamente con la computer grafica 3D per la ricostruzione di ambienti, veicoli e personaggi. Per gli effetti speciali, invece, Cameron si è affidato al programma divenuto di fatto lo standard per gli studios hollywodiani (Adobe After Effects) e l'impiego di tale software è servito per esempio a testare velocemente l'allineamento delle azioni dal vivo con quelle realizzate in simulcam con l'animazione virtuale e i vari ambienti. Dando al regista, pochi minuti dopo aver terminato una ripresa, di poter visionare le scene e decidere o meno di rigirarle una seconda volta.

Il trionfo del digitale
Avatar è un film che dedica molti primi piani ai suoi protagonisti "fantasy" e questo non a caso: lo stesso software di cui sopra ha permesso di automatizzare in fase di previsualizzazione l'integrazione grezza dei volti degli attori (filmati con videocamere in miniatura) con quelli dei personaggi digitali, mettendo nelle mani del regista uno strumento operativo assai efficace per verificare se la mimica facciale degli attori fosse appropriata o da correggere. E poi, ancora, tecnologie avanzate di animazione grafica e di rendering 3D per rendere ancora più realistiche alla visione le macchine da guerra sugli schermi olografici tridimensionali. Un sistema, sempre di Adobe, per registrare i cosiddetti "visual effects" in formato Hd e trasformare tali contenuti video in diversi pacchetti per la successiva distribuzione digitale, utilizzando file virtuali di piccole dimensioni e semplificando di conseguenza il lavoro di montaggio dei tecnici addetti alla post produzione. Dietro Avatar, o per meglio dire dentro Avatar, batte in definitiva un cuore tecnologico all'avanguardia. Invisibile agli occhi dei più che se lo godranno in sala. Un'ultima curiosità: stando a quanto si legge in Rete, il film in versione 3D "pesa" ben 150 Gbyte ed è naturalmente protetto da tecnologie di criptazione anti-copia di ultima generazione. Sarà mai questa versione piratata e scaricata illegalmente dal Web?

11 gennaio 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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